Le Fistole Anali e Perianali, cosa sono e come si curano?

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Le fistole anali e perianali sono perlopiù la conseguenza di un ascesso perianale, causato dall’infiammazione acuta infettiva di una ghiandola del canale anale. La natura di questa infiammazione non è nota, anche se sembra facilitata da alcune concause (prolungata stazione seduta, soprattutto alla guida di automezzi, alimentazione ricca di spezie, ecc.).
L’ascesso, raccolta di pus, evento assai doloroso, accompagnato da febbre, si evacua spontaneamente o grazie ad un intervento chirurgico di drenaggio. Le fistole anali e perianali rappresentano la fase cronica di tale infezione, con continua, talora maleodorante, secrezione siero-purulenta che fuoriesce dal piccolo foro cutaneo e che sporca continuamente gli indumenti intimi.
Talora l’orifizio esterno si chiude, simulando una guarigione, che in realtà spesso è apparente, perché, a distanza variabile di mesi o anche anni, si riapre o addirittura si riforma il doloroso ascesso perianale, tornando daccapo.

Diagnosi

La diagnosi della presenza di un ascesso o di  fistole anali e perianali è facile, possibile alla semplice visita medica.
L’anoscopia puo’ a volte dimostrare l’orifizio interno della fistola, ma cio’  è possibile solo in assenza di ascesso. Altrimenti anche la sola esplorazione rettale risulta assai dolorosa. Per un approfondimento diagnostico lo specialista può richiedere l’esecuzione di
alcuni esami quali l’ecografia endoanale con sonda rotante, mentre la RMN perineale e la manometria anorettalesono perlopiù riservata ai casi più complessi.

Terapia

La terapia dell’ ascesso perianale è un intervento in urgenza di incisione e drenaggio, in anestesia. Occorre sottolineare che in genere la terapia antibiotica non riesce ad evitare l’intervento chirurgico. La terapia delle fistole anali e perianali  residue all’ascesso è solo chirurgica, e richiede attenzione da parte dello specialista proctologo per poter garantire la guarigione della fistola e l’integrità degli sfinteri anali che sono spesso attraversati dalla fistola stessa. E’ per questo che talora il chirurgo è costretto a frazionare il trattamento in più interventi, anche diversi tra di loro, per preservare al massimo la continenza del paziente. Il chirurgo colorettale esperto deve poter valutare attentamente la conduzione dell’intervento e trovare un giusto equilibrio tra la completa asportazione della patologia e la preservazione dell’integrità degli sfinteri con l’intento di guarire la fistola conservando la continenza. Da pochissimi anni è comparsa una nuova tecnica, mininvasiva, chiamata VAAFT dal suo inventore Piercarlo Meinero, che prevede l’utilizzo di una piccolissima fibra ottica che penetra all’interno della fistola e cauterizza il tessuto malato: il grosso vantaggio è l’assenza di ferite e il rapido recupero funzionale.

 

A cura di

Dott. Gaetano Tessera