Lo Stress nemico o alleato?

psicologo milano eleonora giannelli

Se pensiamo ad un momento stressante possiamo sicuramente citare il periodo della pandemia da Covid-19. Nel momento in cui si stava finalmente avvicinando la speranza di lasciarsi alle spalle due anni impegnativi, inoltre, la notizia dell’inizio di una guerra da noi non molto distante ha peggiorato la sensazione di instabilità e malessere già presenti in molti di noi. Questi macro aspetti non contribuiscono nella gestione della conciliazione tra lavoro e vita privati. Infatti, ci troviamo sempre in prima fila nel cercare di organizzare i diversi aspetti della nostra quotidianità: generalmente la sfida maggiore è quella di conciliare il nostro lavoro con le esigenze organizzative famigliari e individuali.

Lo stress

Questa forte pressione ci fa sperimentare tutte quelle sensazioni che ci hanno accompagnato in quest’ultimo faticoso periodo che di solito definiamo come “stress”.

In questo breve articolo, cercheremo di concentrarci sul mettere a fuoco in funzionamento di questa sensazione per comprendere al meglio il significato di “essere sotto stress”; termine molte volte utilizzato in maniera impropria nel nostro parlare.

 

Proviamo a definire lo stress

“Reazione” è la parola chiave per poterlo definire: per intenderci, la risposta fisiologica che il nostro corpo fornisce a livello psico-fisico nei contesti percepiti come pericolosi e minacciosi oppure nelle situazioni richiedenti un’asticella prestazionale molto alta al fine di non deludere le aspettative provenienti dal mondo esterno. Lo stress, quindi, è una reazione differente dal concetto di stressor, in quanto sua causa scatenante. Un esempio, il pensare al ritorno nel traffico della mattina è la causa, lo stimolo che potrebbe condurre ad una reazione psico-fisica correlata; invece la nostra reazione mentre ci troviamo nel traffico, può essere definito come stress. Lo stress è la personale modalità di risposta alla situazione.

Per tale ragione, ci è possibile gestirlo, in quanto ogni persona ha la facoltà di interagire con le proprie reazioni in situazioni di malessere: riflettiamo sul potere di un bel sottofondo musicale che può trasformare una situazione di disagio in una piacevole, riducendo in questo modo la nostra reazione di stress.

Lo stress può essere indotto da differenti cause: gli eventi della vita personale, sia gioiosi che tristi, come la nascita di un figlio o la morte di una persona cara, il prendersi cura di una persona malata. È anche possibile percepirsi sotto stress in alcune situazioni lavorative, come ad esempio per un riconoscimento professionale che potrebbe con sé un sovraccarico di responsabilità o quando abbiamo la sensazione di un carico di lavoro intenso associato a scadenze urgenti e richieste insistenti da parte di un responsabile. A completare in quadro, si aggiungono situazioni sociali che presuppongono l’incontro con nuove persone, possibili contrasti con cari o amici, paure ricorrenti, preoccupazioni nel fallire e tutte quelle circostanze in cui il controllo non è sempre possibile, come l’esito di un esame medico.

 

Possibili risvolti positivi

Abbiamo visto che ognuno di noi percepisce un evento o una situazione in modo differente in quanto la causa dello stress ha a che fare con le modalità tramite le quali questo fattore viene interpretato dalla singola persona. In aggiunta, lo stress, a prescindere dalla situazione che lo genera, non può definirsi negativo o positivo in assoluto, in quanto il suo scopo risulta essere quello di rendere l’adattamento il più possibile funzionale verso gli stimoli, sia fisici che mentali, quotidiani.

Ciò che può nuocere all’individuo risulta essere la durata per la quale si protrae. A livello fisico, iniziano a presentarsi una carrellata di segnali di attenzione e allarme, come le contratture muscolari che aumentano la velocità di reazione, l’aumento della pressione sanguigna e arteriosa, concentrazione ad hoc, sudorazione abbondante correlata a battiti cardiaci e respiro affannoso. Questi segnali ci portano a “stare in guardia”, decisi nell’affrontare le eventuali emergenze e minacce.

È quindi possibile affermare che tali reazioni si presentano in situazioni specifiche ed emergenziali con l’obiettivo di andar incontro alle richieste del mondo esterno nel modo più funzionale possibile, per comprendere l’importanza che questa situazione sia limitata a livello temporale. Lo stress è infatti da considerarsi positivo nel momento in cui attiva l’individuo a rispondere in maniera funzionale alla richiesta di performance, consentendoci di comprovare le nostre abilità e competenze. Un esempio, quando contribuisce a focalizzarci su un esame, nel momento in cui ci permette di affrontare al meglio una gara sportiva o una nuova mansione. Risulta comunque necessario porre attenzione al momento in cui, conclusosi l’evento minaccioso e richiedente, ci rendiamo conto di non riuscire più a disinnescare il vissuto di allarme, sfociando in uno stato di stress negativo. In tali situazioni, il nostro fisico non riesce a disattivarsi e permane in uno “stato di allarme senza fine” che comporta un alto consumo energetico, fisico e psichico, deleterio. Questo quadro potrebbe portare a quello che definiamo come “esaurimento”, molto pericoloso perché le energie necessarie per rispondere alle richieste esterne sono ormai inesistenti.

In conclusione, quindi, se lo stress positivo ha lo scopo di sostenerci nel rispondere alle richieste di potenziale “pericolo” per raggiungere un risultato soddisfacente, il suo prolungamento temporale può debilitare la vita quotidiana.

 

Perché considerarlo comunque un alleato

Lo stress rimane comunque da considerare come un importante indicatore che produce numerosi segnali che la maggior parte di noi, molto spesso, non è pronta ad accogliere; i suoi segnali sono molteplici e sono differenti da individuo a individuo.

Essere competenti nel saperli riconoscere è fondamentale per poterli gestire.

 

È possibile suddividerli in macro aree:

  • disturbi fisici: tensione muscolare, disturbi del sonno e intestinali, mal di testa ricorrenti, tachicardia, agitazione e irrequietezza, stanchezza cronica;
  • disturbi cognitivi: difficoltà di concentrazione, di prendere decisioni e preoccupazione costante.
  • Disturbi emotivi: depressione, umore deflesso, ansia, tensione, rabbia, irritabilità e agitazione che possono portare ad un abuso di alcol e fumo, rifiuto delle relazioni sociali e disturbi alimentari.

 

Essere consapevoli della loro esistenza in noi è da considerarsi il primo e indispensabile passaggio per poterci convivere. Non è sempre possibile prevenirlo, ma è possibile apprendere come gestirlo a partire dall’identificazione degli eventi che lo innescano, focalizzandosi sulle sensazioni, sia fisiche sia mentali, che si manifestano.

Può essere utile anche apprendere degli esercizi di respirazione profonda come quella diaframmatica unite alle tecniche di rilassamento come la mindfulness, il training autogeno e lo yoga, che contribuiscono la presa di consapevolezza di quali zone del corpo sono maggiormente coinvolte nell’accumulo di tensione per poi elaborarla. Anche una buona e costante attività fisica risulta essere un importante contributo: andare in bicicletta, una semplice passeggiata a passo svelto, giocare a tennis o nuotare sono azioni che contribuiscono a mantenere un buon equilibrio psicofisico utile al non accumulo delle tensioni.

Risulta fondamentale il sapersi circondare di una rete di amici concedendosi la possibilità di condividere le proprie preoccupazioni e lasciarsi andare in momenti di svago e distrazione; queste piccole attenzioni sono importanti al fine di “sentirsi visti, riconosciuti e sostenuti dall’altro”.

Inoltre, è sempre importante lasciarsi del tempo e spazio solo per sé stessi, per porre l’attenzione su ciò che ci piace, come la lettura di quel libro sempre chiuso sul comodino.

In conclusione, quindi, non sono determinati eventi da evitare, ma la preziosa e costante attenzione verso la nostra reazione a questi. La sfida deve quindi essere quella di prevedere una quotidiana cura di sé nei tempi e nelle modalità a noi più confacenti e di imparare a cogliere i segnali che il nostro corpo ci invia. Fondamentale quindi risulta essere la capacità di stabilire delle priorità con l’intendo di evitare un sovraccarico di impegni e cancellando tutto quello che non risulta essere strettamente necessario.

 

Eleonora Giannelli psicologa

Dott.sa Eleonora Giannelli
Psicologa Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale

 

 

 

 

 

 

 

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